Israele: visita Salvini e pericolose alleanze con destra europea
18 Gen 2019 – Giorgio Gomel
La visita del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini in Israele nello scorso dicembre ha indotto un numero rilevante di ebrei italiani, sia residenti in Italia che immigrati di lunga data in Israele, ad assumere una posizione ferma, resa pubblica in un documento, su un tema più generale che concerne i rapporti del governo di Israele con partiti e movimenti di destra in Europa e nel mondo. Dall’Austria alla Polonia, dall’Ungheria al Brasile, l’appoggio, pur strumentale e provvisorio, di partiti di destra ‘inquinati’ dall’antisemitismo ma ostili all’Islam è una seduttiva lusinga. Per il popolo d’Israele e per gli ebrei di tutto il mondo si tratta però di un’illusione autodistruttiva.
La simpatia di Netanyahu per la destra anti-europeista
Il governo di Israele persegue i propri interessi politici; fra questi è manifesto il proposito di volere dividere e disarticolare l’Ue circa le posizioni che essa assume sul conflitto israelo-palestinese e sui rapporti con l’Iran ‘corteggiando’ i Paesi del gruppo di Visegrad e altri retti da governi nazional-populisti come l’Austria e l’Italia. Ma vi è anche un’affinità elettiva sul piano ideologico fra il partito di Netanyahu e alcuni di questi movimenti che esaltano l’identità etnica, il rifiuto degli immigrati, l’intolleranza del diverso.
L’attrazione per tali movimenti nazionalisti e anti-europei è però autodistruttiva per Israele: l’Europa resta il primo partner commerciale e il principale finanziatore nel settore della ricerca per università e imprese israeliane. Un’Europa attraversata da nazionalismi e dominata dal Fronte nazionale di Le Pen, da Fidesz di Orban e dalla Lega di Salvini non sarebbe di certo benefica per Israele.
La distorsione della memoria dell’Olocausto
Anche sulla banalizzazione della memoria della Shoah e sulla negazione delle nefaste forme di collaborazionismo di alcuni Paesi europei con la macchina genocida del nazismo vi è oggi un atteggiamento ambiguo di Israele che, alla ricerca di alleanze con alcuni di quei Paesi, cede a lusinghe revisioniste. Clamorosi negli ultimi mesi a questo proposito i contrasti fra l’istituto di ricerca israeliano Yad Vashem e il governo Netanyahu circa gli atti assolutori di quest’ultimo nei confronti di Polonia e Ungheria.
Gli storici di Yad Vashem hanno condannato il documento congiunto firmato da Netanyahu e dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in quanto contiene “gravi errori e distorsioni” circa gli atti di cittadini polacchi collaborazionisti con i nazisti e, per simili motivi, il progettato Museo di Budapest che esonera del tutto il regime fascista di Horthy dalle sue colpe nello sterminio degli ebrei ungheresi.
Il presidente israeliano Reuven Rivlin, in forte dissenso con gli atti del governo, ha affermato in una recente intervista che “il neofascismo è assolutamente incompatibile con i principi e i valori che sono i fondamenti dello Stato di Israele”. Il fatto che il presidente d’Israele dica ai movimenti neo fascisti “siete persona non grata nello Stato d’Israele” è un’affermazione che combatte in maniera concreta l’antisemitismo.”
L’imperativo etico per gli ebrei di schierarsi contro le discriminazioni
Molto netto è stato anche il presidente della Conferenza dei Rabbini europei Pinchas Goldschmidt, che in un’audizione al Parlamento israeliano ha chiesto a Israele di interrompere le relazioni con partiti di estrema destra in Europa, indipendentemente dalle posizioni che essi assumono sullo Stato ebraico. Ha aggiunto che “Se un partito è razzista, ostile a segmenti rilevanti della società e intollerante rispetto alle minoranze, gli ebrei, pur non essendo oggetto di violenza oggi, lo saranno in un prossimo futuro.”
Per la difesa del futuro degli ebrei è più efficace combattere il razzismo e le discriminazioni rivolte oggi contro altri soggetti deboli o emarginati, non solo in virtù dei valori universalistici dell’ebraismo e dell’imperativo etico che viene dall’essere ebrei testimoni e portatori primigeni della memoria della persecuzione, ma anche perché vi è un interesse oggettivo degli ebrei nel lottare contro forme di intolleranza. Anche se queste forme di intolleranza non li colpiscono direttamente e immediatamente. Ed è interesse degli ebrei anche vivere in società plurali e aperte, in cui le identità, soprattutto di minoranza, siano riconosciute come legittime e rispettate. Ne è una prova la travagliata storia degli ebrei, in cui troppe volte razzismo, esclusione sociale e discriminazione religiosa si sono riflessi in odio anti-ebraico.