Sinistra e Israele
La frontiera morale dell’Occidente
Di Fabio Nicolucci , libro pubblicato nel novembre 2013
Israele, la sinistra e l’occidente |
Il difficile rapporto tra la sinistra e Israele
Il libro esamina dal punto di vista storico e cronologico l’intenso rapporto tra sionismo e sinistra europea
Fabio Nicolucci dimostra come i due movimenti abbiano avuto una forte radice comune, malgrado le loro strade si siano divise a partire dal 1967. In particolare l’autore pone l’accento sul rapporto tra Israele e l’occidentalismo, approfondendo il tema dello “scontro tra civiltà’” soprattutto a partire dall’11 settembre 2001, quando il nemico diventa l’Islam.
Attraverso un excursus delle relazioni tra Israele e la destra neoconservatrice – diventata sempre più potente proprio dopo i fatti dell’11 settembre – l’autore si concentra poi sul complesso legame tra sinistra e occidentalismo e tra sinistra e Israele.
In conclusione il testo propone una nuova e alternativa lettura della globalizzazione, delle relazioni internazionali nel delicato panorama dei rapporti tra oriente e occidente, per offrire una diversa consapevolezza sulle vere sfide nel medioriente e nel mondo.
Fabio Nicolucci Esperto di relazioni internazionali, politica e sicurezza del medio oriente, è editorialista de Il Messaggero e Il Mattino. Autore di diverse monografie tra cui: I giochi di potere e le nuove alleanze nel Mediterraneo (2010).
SINOSSI
Il libro inizia con una analisi storica e cronologica dei fitti rapporti tra sionismo e sinistra europea dal punto di vista della cultura politica, dai prodromi del sionismo nel XVIII secolo sino ai tempi attuali. Tale analisi dimostra come i due movimenti abbiano avuto una forte radice comune e dunque anche una sorte comune, malgrado le loro strade si siano divaricate a partire dal 1967.
Il secondo capitolo è relativo al rapporto tra l’occidentalismo e la cultura politica occidentale. Analizzando il rapporto dialettico tra l’occidentalismo e l’identità occidentale, poi il medioriente come frontiera per la cultura politica occidentale e poi il peculiare apporto di Israele come“Occidente dell’Occidente”, il saggio illustra come la destra neoconservatrice e liberista ha cominciato il suo percorso come cultura politica egemone nell’Amministrazione Bush, per poi guidare l’Amministrazione Usa dopo l’11 settembre, proprio a partire dall’affermazione della destra radicale israeliana guidata da Benjamin Netanyahu, che ne costituisce uno degli organizzatori.
Il terzo capitolo indaga invece il difficile rapporto tra sinistra e occidentalismo, per prima studiarne le radici e poi elaborare una griglia metodologica capace di rifondare questo rapporto attraverso unavisione non geopolitica del medioriente basata su una lettura dinamica dei processi politici e culturali mediorientali attraverso le categorie dell’interdipendenza e della statualità, del nesso politica ed economia, sull’uso della categoria del cesarismo e della rivoluzione passiva che contraddistinguevano lo status quo crollato per effetto della “Primavera araba”. La fine del “secolo occidentale” e l’inizio del nuovo secolo – segnato anche dal rinascere, dopo l’egemonia occidentalista di destra seguita all’11 settembre, da un anticoccidentalismo di destra sia in Europa e in Italia sia in Israele – , così come la vittoria di Obama negli Usa porgono alla sinistra europea e occidentale una straordinaria opportunità di rivedere la sua impostazione antioccidentalista – che ne faceva su tali temi ora sempre più egemonici una sorta di “oriundo in patria” – e di fondare un nuovo “occidentalismo di sinistra”. A partire dalle ragioni di questo possibile “occidentalismo di sinistra” il libro argomenta che la chiave per costruirlo è un nuovo rapporto con Israele: occorre passare da un’equidistanza ad una identificazione. Superando così un europeismo che spesso è stato anche un surrogato di un’identità occidentale non pienamente compiuta.
Le conclusioni argomentano che questa nuova cultura politica della sinistra e un suo rinnovato e completo rapporto con l’identità occidentale è la premessa per chiudere l’egemonia culturale della destra neoconservatrice nelle relazioni internazionali, basata sul paradigma dello “scontro tra civiltà”. In realtà il vero tema è infatti uno “scontro nelle civiltà”, e da esso deriva sia l’acquisizione del concetto di “limite” e dunque una nuova frontiera democratica nelle relazioni internazionali, ma anche una nuova e alternativa lettura della globalizzazione, capace di dare consapevolezza su quali siano le vere sfide nel medioriente e nel mondo.
METODOLOGIA
il saggio si basa sull’analisi di fonti non italiane, se si esclude la parte dei rapporti della sinistra italiana con il sionismo ed Israele. Per questa parte le fonti sono state i quotidiani La Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, quasi tutta la bibliografia saggistica relativa alla sinistra e Israele, più una inedita ricerca su fonti web sulla destra estrema filoislamica italiana ed europea. La principale base di questo lavoro, cominciato nel 2008 ed ultimato nel 2012, sono però fonti e saggi di provenienza israeliana o statunitense. Particolarmente innovativa ed inedita è la parte di analisi delle strutture e dei centri e dei think tank neoconservatori israeliani, compresi le pubblicazioni Azure e Hebraic Political Studies, del tutto inedita non solo in Italia ma in Europa. Così come la relazione tra la destra neoconservatrice israeliana e quella statunitense. Il testo è corredato da un ampio corpo di note; si tratta infatti di un’analisi di tipo scientifico che si avvale di numerose fonti in forma di saggio, web o giornalistiche. Tra i saggi si conta la lettura integrale delle opere di e su Benjamin Netanyahu, oltre a numerosi saggi israeliani e anglosassoni non tradotti in italiano sulla cultura politica ebraica ed occidentale. Tra le fonti giornalistiche vi sono The New York Times, The Wall Street Journal, The New York Review of Books, The Guardian, YNet, Haaretz, The Jerusalem Post, The Jerusalem Report, Foreign Policy, The New Republic, The New Yorker, The Atlantic e le pubblicazioni più importanti del mondo ebraico statunitense, tra cui The Forward, The Jewish Telegraphic Agency, Jewish Ideas Daily, The Jewish Journal, Tablet Magazine, The Daily Beast, The Commentary. Tra le fonti web vi sono quelle ufficiali del governo israeliano e statunitense, dei think tank Usa in particolare di provenienza neoconservatrice, di analisti indipendenti, dello Shalem Center – in particolare le sue Jerusalem Letters – e del JCPA israeliani, di blogger israeliani e statunitensi, di massmedia arabi.