Lo scrittore Stefano Jesurum a Bologna: «Netanyahu, il nuovo vitello d’oro dello Stato d’Israele»
Andrea Olgiati La Gazzetta di Bologna 15 Maggio 2019
Mancano poche ore alla formazione di un nuovo governo in Israele dopo le elezioni del 9 aprile scorso che hanno visto Benjamin Netanyahu e il suo partito di destra Likud ottenere 35 seggi su 120 (65 se si conta l’intera area di centro destra). Netanyahu riceverà così dal Capo dello Stato, Reuven Rivlin, l’incarico di formare un nuovo governo, di nuovo. «Israele fa parte del globo, e il vento che soffia per le destre nel mondo gonfia le vele del Paese», ha detto Francesco Lucrezi, professore di Storia dell’Oriente mediterraneo della facoltà di scienze Politiche dell’Università di Salerno, ospite ieri all’incontro “Israele oggi: orientamenti e prospettive dopo le elezioni” promosso all’associazione Sinistra per Israele nel museo ebraico di via Valdonica a Bologna.
Per risolvere il conflitto israelo-palestinese il Likud sostiene la soluzione dei due Stati a patto che il riconoscimento dello Stato della Palestina sia subordinato alla piena accettazione di Israele da parte di tutte le forze politiche palestinesi, compresi gli islamisti radicali di Hamas. Tuttavia, «nessuno crede più ai due Stati. È una chiacchiera. Il paese è spaccato tra destra e sinistra che hanno in comune la perdita di speranza in un accordo di pace. La verità è che, con gioia o rassegnazione, si sopporta lo status quo. Il dissenso è il cuore d’Israele, ma qualcosa nel Paese negli ultimi anni è cambiato radicalmente nel cuore della democrazia», ha continuato Lucrezi.
Un cambiamento che significa anche l’accentramento di poteri. «La ricchezza culturale del Paese – ha detto lo scrittore Stefano Jesurum– si è ridotta alla figura di Netanyahu, il “mago”, il “re” come lo chiamano che rischia di diventare un nuovo vitello d’oro. È intoccabile, non si può metterlo in discussione senza passare per un nemico».
Secondo il presidente della comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, «il risultato delle elezioni è frutto di un sentimento diffuso. Israele è un Paese democratico e il voto va rispettato. Auspico che questo governo, come quello precedente, possa in qualche modo continuare un percorso che definisca la possibilità di rimettere equilibrio nei territori contesi».