La sfida dei due Benjamin
Sintesi degli interventi all’Evento del 28 ottobre 2019
Poteva sembrare strano che il confronto sulla situazione politica in Israele, che lunedì 28 ottobre si è tenuto a Milano, fosse dedicato alla memoria di Andrea, un giovane di Hashomer Hatzair scomparso troppo presto. Ci ha pensato David Sonnewald , il moderatore della serata organizzata in collaborazione con Sinistra per Israele, a spiegare il legame tra la politica e la figura di Andrea, definito dagli amici un “sionista di altri tempi” per la sua disposizione naturale verso Israele, dove si era trasferito per continuare gli studi universitari, ma anche per l’ambizione di volerlo migliorare. Fin da piccolo Andrea aveva sviluppato un’inclinazione ed una determinazione per le tematiche politiche e sociali, come bene si è capito dal tema che a soli 10 anni aveva scritto per raccontare cosa avrebbe voluto fare da grande e che è stato letto all’inizio della serata.
Nella sala piena di giovani e meno giovani (almeno 160 persone) al concetto di “sionista di altri tempi “si è poi riallacciata Silvia Brasca nel suo intervento, facendo notare come Andrea non si sarebbe riconosciuto nell’ Israele di oggi, uscito dalla seconda tornata elettorale molto lontana dal sionismo storico. Ricordando ciò che aveva scritto Zeev Jabotinsky nel 1923 nel famoso saggio sul Muro di Ferro, riguardo alla sua “cortese indifferenza verso gli arabi”, Silvia ha commentato come la questione palestinese sia scomparsa dalla agenda politica di tutti i partiti. Il sionismo sembra un sogno di altri tempi, pensando anche alla legge, votata nell’estate 2018, che definisce Israele come Nazione Ebraica, in netto contrasto con quanto sanciva la Dichiarazione d’Indipendenza del 1948.
Molto interessante la lettura fatta da Lia Quartapelle nel suo intervento sulla situazione politica israeliana, che per certi versi appare non diversa da quella italiana per la necessità di coalizioni, compromessi e per elementi di corruzione. Due gli aspetti che secondo Lia colpiscono, il primo legato alla (probabile) fine politica di Netanyahu, che era l’erede ed il miglior allievo del più malvagio degli spin doctor, quel Arthur Finkelstein che aveva fatto di un principio della politica una dote terribile delle campagne elettorali: trova il tuo nemico, è quello il cuore della tua linea politica. Lo stesso principio utilizzato tra l’altro da Orban e da Salvini.
Il secondo aspetto è, secondo Lia, a sorpresa il ruolo di Avigdor Libermann, che si è eretto a difensore di un principio liberale di laicità e pluralità per quanto riguarda i vincoli dello Shabbat, che non vanno imposti a tutti, e per quanto riguarda la leva obbligatoria per tutti, senza esclusione degli ultraortodossi. Da questa posizione di doveri e libertà per tutti emerge la preoccupazione per la divisione e la contrapposizione tra religiosi e non religiosi.
Da questi due aspetti si conferma che Israele stupisce e lascia un segno di speranza, visto che da Israele arrivano sempre tendenze che precorrono ciò che può accadere nella nostra società.
Nel definire l’ebreo di Sinistra una razza in via di estinzione Gad Lerner ha fatto notare che in Israele, la Sinistra è stata quasi cancellata. Nel 1977 c’era stato un rivolgimento epocale con il rovesciamento dell’establishment askenazita laburista per effetto del voto decisivo degli ebrei orientali che si sentivano sottoproletariato. Da allora il Likud ha quasi sempre prevalso ed ancora oggi la Sinistra si è autoesclusa dal dibattito sulla questione palestinese e sulla possibilità di una pace basata sul principio dei due Stati, temi impopolari dal punto di vista elettorale, rifugiandosi nella questione sociale. Secondo Gad Lerner, Gantz non sarà in grado di formare un governo e la situazione appare bloccata. La visione politica di Netanyahu non è stata ribaltata con il secondo voto e Gad ha ricordato che ai suoi esordi politici Netanyahu aveva scritto un libro che riecheggiava la tesi del Muro di Ferro ponendo Israele al centro di un’area geopolitica con una politica di pace e stabilità basata sulla deterrenza contrapposta ad una politica di concessioni territoriali ed accordi che, secondo lui, avrebbero incentivato i vicini a minacciare lo stato. Sottomettere con la forza è tuttora l’orizzonte politico delle principali forze politiche.
Nella mancata risoluzione del conflitto tra laici e ortodossi va vista la novità più rilevante e la resistenza laica appare come positiva salvaguardia della natura democratica dello Stato.
Un altro dato interessante second Gad Lerner è stato il ritorno al voto, con un ruolo di protagonisti, degli Arabi Israeliani con la Lista Unita guidata da un leader arabo moderato e intelligente. Divenuta la terza forza politica sarebbe pronta ad un appoggio esterno ad un governo senza Netanyahu ma chiaramente nessuno li vuole.
La strategia del futuro appare la conservazione dello status quo, con ricerca di alleanze, un tempo impensabili, con i Sunniti dell’Arabia Saudita contro gli Sciiti Iraniani, prendendo tempo, anche ritardando la formazione del governo.
Molto dettagliato sui 5 dossier d’accusa contro Netanyahu è stato l’intervento di Gabriele Eschenazi. Per la prima volta un Primo Ministro in carica è stato accusato di frode, abuso d’ufficio e corruzione. Oltre ai noti casi di regali di valore e spese pazze della sua famiglia, Gabriele ha spiegato l’ossessione del Premier verso i giornalisti ed i media in generale, con il suo continuo tentativo di condizionare in modo fazioso l’informazione, usata anche come moneta di scambio. Questo comportamento ha gettato discredito non solo sul suo destino politico ma anche sulla libertà di stampa.
In passato Israele era ricchissimo di giornali di ogni lingua, tendenza, opinione religiosa e laica. La crisi della stampa è stata acuita dal tentativo di Netanyahu di avere una stampa ed i media schierati in favore suo e della sua famiglia. Emblematico il caso del giornale gratuito Israel Hayom, di proprietà del miliardario americano Sheldon Adelson, puro esempio di propaganda politica su cui Netanyahu ha un controllo e può decidere di far pubblicare articoli contro i suoi avversari politici.
Edmondo de’Donato 8 novembre 2019