A proposito del film Nabka 72
Pubblichiamo una serie di interventi originati dalla segnalazione di Vittorio Pavoncello in merito al film Nabka 72 , trovato per caso sulla cineteca del movimento operaio e che si può vedere sul link https://www.aamod.it/2020/05/13/nakba-72/
Da Vittorio Pavoncello con il contributo di Gabriele Eschenazi e Luciano Belli Paci
Al Direttore Vincenzo Maria Vita
Ci sono molti modi di vedere il conflitto israelo-palestinese, questi modi possono essere neutrali, o di parte e per parte dobbiamo intendere una visione del problema più orientata verso Israele o più orientata verso i palestinesi. Tutto ciò è giusto oltre che legittimo. Diverso è il caso dove una visione di parte viene supportata da menzogne, non da fake news che sono altra cosa, ma da menzogne vere e proprie, ed è questo il caso del film NAKBA 72 di Monica Maurer regista e documentarista tedesca, membro del consiglio direttivo dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio di Roma.
Monica Maurer può rielaborare tutto ciò che vuole e sembra che questa sia una sua tecnica costante se dobbiamo far fede ad una intervista che ha rilasciato a Invicta Palestina dove narra dei suoi esordi da Film Maker: “Lavoravo nell’archivio, usando i vecchi film per creare dei fillers, montavo nuovi filmati utilizzando materiale d’epoca”. Questa tecnica di rielaborazione libera in termini estetici può essere un modo per creare, ma se si è un artista di regime le proprie opere diventano pura propaganda. Ed è quanto accade con il suo film NAKBA 72 “riempito” di propaganda antisemita e non di storia del conflitto israelo-palestinese e che ricorda molto da vicino il film nazista Der Ewige jude (L’ebreo eterno).
Nel filmato si descrive inopinatamente l’immigrazione ebraica come un progetto di “pulizia etnica” facendo in questo caso davvero “pulizia della storia” così come è stata raccontata da diversi libri sull’argomento redatti da ricercatori anche critici, ma capaci di suffragare le proprie tesi con fatti reali e mantenendo equilibrio di giudizio. Si parla dell’accoglienza dei profughi ebrei espulsi dai paesi arabi e depredati di tutto come “importazione” quasi si trattasse di merci.
La prima guerra del 1948 è raccontata in modo fantasioso omettendo che ben 5 Stati (Egitto, Siria, Libano, Transgiordania e Iraq) attaccarono l’appena proclamato Stato d’Israele proponendo, loro sì, una totale pulizia etnica (“buttiamo a mare gli ebrei” era la loro parola d’ordine) e realizzandola di fatto in tutti i territori sotto il loro controllo. Quel progetto di sterminio non si realizzò solo perché furono sconfitti. Lo stato di Palestina non poté nascere perché il territorio assegnato dall’ONU ai palestinesi e rimasto in mani arabe venne annesso, parte dalla Giordania e parte dall’Egitto.
Il video nell’ipotizzare un complotto ebraico/sionista ai danni dei palestinesi rimanda direttamente ai Protocolli dei savi di Sion.
Come militanti dell’associazione Sinistra per Israele, da sempre paladina della soluzione “Due popoli per due stati” ci meravigliamo di come questo filmato possa essere proposto nell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio di Roma lasciando intendere che l’Archivio sposi le tesi esposte nel video. Non possiamo pensare che sia questo l’intento dell’Archivio, che certamente ha ben presente quale sia il valore dell’esistenza di uno stato ebraico riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Il conflitto israelo-arabo-palestinese ha una storia lunga e complessa dove torti e ragioni si sovrappongono e confondono. Una soluzione fino ad oggi non è arrivata nonostante a volte sia sembrata anche piuttosto vicina. Estremisti da una parte e dall’altra hanno impedito che avvenisse una riconciliazione e la fine degli spargimenti di sangue. Non possiamo cessare di sperare e lottare affinché una soluzione alla fine si trovi. Ma questo non potrà avvenire seminando odio, risentimento e demonizzazioni nei mezzi di comunicazione. Nelle società israeliana e palestinese non mancano forze che operano per il dialogo e il rispetto reciproco. Noi le sosteniamo e così dovrebbe fare anche l’Archivio del Movimento Operaio di Roma evitando di proporre ai suoi visitatori video come NAKBA72.
Riportiamo qui l’importante contributo di Bruno Segre al nostro dibattito
Sono uscito d’ospedale cinque giorni fa, il 15 luglio, dopo sei settimane di degenza, per ritrovarmi subito immerso nel mondo della comunicazione pubblica e nel clima pesante del Kulturkampf che Donald Trump sta da anni spargendo ovunque.
Nel particolare, ho preso visione del film Nakba 72 – Aamod e ho letto il testo scritto da Vittorio e poi rielaborato da Gabriele. Di quest’ultimo condivido tutto, comprese le virgole e gli spazi vuoti. Faccio invece più fatica a consentire con Vittorio che, “capitato per caso” nel catalogo dell’archivio del movimento operaio e dell’audiovisivo, vi trova “con sorpresa” il manufatto antisemita realizzato nel 2018 da Monica Maurer.
Sull’intera vicenda e sul seguito SpI che poi ne è nato, desidero proporre qualche considerazione.
– Nel corso dei miei novant’anni non ricordo d’avere mai visionato un documento di propaganda “filopalestinese” altrettanto sgangherato, controproducente, poco credibile sino al limite dell’imbarazzante. Persino nella scelta del materiale iconografico la sedicente “documentarista” tedesca ne ha combinata una più del diavolo: secondo lei, quando nel maggio 1948 Israele “scatenò la sua premeditata aggressione” contro l’Egitto, il Libano , la Transgiordania eccetera, gli aerei “degli ebrei” − guardateli bene − erano degli Stukas! Ma nel confezionare il suo capolavoro, da chi si è mai fatta ispirare la Maurer? dal Mossad?
– Gli unici “utenti” ai quali un documento di questo tipo può dare soddisfazione sono coloro che criticano Israele perché già animati da inguaribile giudeofobia (non tutti i critici di Israele, dunque), e più in generale gli antisemiti tout court.
– L’antisemitismo è una malattia dalle radici antichissime, che purtroppo l’universo cristianizzato si porta dentro sin dai tempi degli imperatori Costantino e Teodosio, e che in forma palese e/o sotterranea continuerà, temo, a circolare ancora fra i nipoti dei nostri nipoti. Per cancellare gli effetti di quasi duemila anni di demonizzazione non sono sufficienti una Shoah o un Concilio Vaticano II. Gli antisemiti sono ancora abbondantemente presenti fra di noi: antisemiti di destra, di centro e di sinistra. In vita mia ne ho incontrati molti e, personalmente, ho imparato a farmene una ragione.
– Mentre non credo, in buona sostanza, che la visione di Nakba 72 – Aamod possa portare a un significativo aumento del numero degli antisemiti già normalmente circolanti, temo che neppure l’eccellente testo di Gabriele abbia la virtù di convincere qualche antisemita a lasciar cadere il pregiudizio e a cambiare idea.
– Che cos’è e che cosa rappresenta questa cineteca del movimento operaio nel cui archivio giace Nakba 72 – Aamod? È vero, noi di SpI siamo piccoli, abbiamo scarsa visibilità e poca voce, ma ho la netta sensazione che la citata cineteca sia ancora meno visibile di noi. Insomma, mi domando se valga la pena che spendiamo preziose energie per segnalare al nostro modestissimo pubblico l’esistenza di una simile inesistenza.
– Infine, sul tema “Sinistra-Israele” propongo un’ultima considerazione, o meglio, sollevo un’ultima pesante domanda. Qualcuno di voi riesce ancora a vedere “qualcosa di sinistra” in ciò che si muove nel complesso garbuglio vicino-orientale? L’intero Israele, come ben sappiamo, è in mano a un ampio ventaglio di destre, secolari e religiose, ma altrettanto può dirsi dei palestinesi (Olp e Hamas) e dei diversi Stati arabi e musulmani con i quali i governanti di Israele stanno facendo affari e stanno progettando le future carte geopolitiche della regione. Qui, allora, la questione di fondo non sarà più quella di “difendere Israele dagli antisemiti di sinistra”, come nei decenni scorsi, ma sarà quella di spingere la sinistra − in Israele, nel Vicino Oriente e nel più grande mondo − a ritrovare se stessa. Non sarà che, per caso, dovremo cambiare denominazione e chiamarci “Sinistra per la Sinistra”?
Bruno Segre
Riportiamo infine l’interessante contributo di Enrico Fink
Mi permetto di intervenire anche se sono da sempre quasi del tutto assente dalla vita attiva di questo gruppo; più un “lurker”, come si dice, che altro, ma un lurker che segue e legge sempre avidamente tutto quanto.
La polemica che vedo fiorire in questi giorni un po’ mi rincuora perché mostra ancora una volta quanto questi temi siano urgenti per molti di noi, ma anche ovviamente mi preoccupa. Ho avuto qualche settimana fa anche una brutta esperienza sul sito facebook “progressisti per israele” che colgo l’occasione per chiedere, è gestito da SPI? Non ci entro, ma anche lì ho notato un astio e un modo di relazionarsi che mi inquieta.
Trovo interessanti e costruttivi tutti gli interventi e le varie bozze proposte, ma manca ancora secondo me l’espressione chiara di ciò che ci distingue da i vari IC tanto presenti sul web. Ed è importante forse dirselo oggi, che ci ritroviamo spaccati e rancorosi, importante ricordarsi chi siamo, anche al di là dell’intervento nei confronti dell’archivio in questione.
Mi spiego. Non basta dire, come pur bene scrive Gabriele, che stare dalla parte dei palestinesi o di Israele sono entrambi posizioni giuste e legittime. Bisogna dire che se abbracciate correttamente e onestamente, le due cause sono una. Nella mia esperienza di discussione pubblica sui nostri temi, ho sempre trovato vincente far capire alla parte “avversa” che, in questo caso, avevano di fronte qualcuno di non nemico, ma potenzialmente alleato. Quello che ci caratterizza come “sinistra per Israele”, al di là delle amare considerazioni che qui abbiamo tutti letto, è che tutti quanti crediamo che – praticabilli i due popoli due stati o meno, per adesso – non ci sia comunque prospettiva positiva possibile per una parte se non anche per l’altra, contemporaneamente. Che, per quanto faccia sorridere oggi dirlo, non si possa veramente e onestamente essere filopalestinesi senza al contempo essere anche filoisraeliani, e viceversa. Nel vero senso di quelle parole. È chiaro che è un discorso utopistico, ma è ciò che ci motiva e ci rende non solo diversi, ma necessari. Se ci rivolgiamo a un ente di sinistra, io do per scontato che gli ideali che lo animano sono, potenzialmente, anche i nostri; ma stanno sbagliando metodo, visione politica, strategia. Questo gli dovremmo spiegare. Caro archivio del mondo operaio, siamo ANCHE NOI dalla parte dei palestinesi, oltre che degli israeliani. Ma voi, siete sicuri che perdurare in una critica violenta becera e “sgangherata”, per citare Bruno, sia una strada che porta da qualche parte? Non vedete che condannate voi stessi e chi vi segue all’abbraccio mortale con chi in realtà desidera l’annientamento dell’altro? Con la destra, alla fin fine? Da voi, che siete sensibili alla causa dei palestinesi, pretendiamo intelligenza politica, onestà intellettuale, perché la vostra causa lo merita. Ne abbiamo bisogno tutti. Falsità come quelle della Maurer sono un contributo negativo a qualunque prospettiva di pace. Venite dalla nostra parte, compagni, e abbracciate la complessità del tema Israele/Palestina. Se chi come voi appoggia il movimento palestinese non farà questo sforzo, sarete complici di chi mantiene da decenni la situazione così com’è, e specula sulla pelle dei palestinesi ai quali vi rivolgete. Noi già da tempo siamo fra quelli che, fra chi ama Israele, rifiutano soluzioni unilaterali e aggressive. Siamo piccoli, quasi inesistenti, ma ancora oggi non si vede una soluzione di pace che non passi per una visione come la nostra. Abbiamo bisogno di voi.
Questo secondo me il messaggio che dovremmo cercare di portare in situazioni come queste. Questo il senso del nostro agire. Non ci spacchiamo lungo linee di polemica e divisione personale.
Enrico Fink