Carlo Cammeo, le sue scelte un atto d’amore per la vita
Il 13 aprile del 1921 veniva ucciso a Pisa l’insegnante Carlo Cammeo. Ebreo, militante socialista, fervente antifascista.
Il centesimo anniversario dal suo assassinio è stata l’occasione di una solenne cerimonia svoltasi alla presenza, tra gli altri, del sindaco Michele Conti.
Carlo Cammeo è stato assassinato 100 anni fa nel giardino della scuola dove insegnava, e nonostante sia trascorso un intero secolo il messaggio del suo sacrificio è oggi più che mai attuale e carico di significato.
La sua vita fu improntata ai valori dello studio e sacrificata a quello della libertà, così come testimonia il suo epitaffio: “Per sicaria mano fascista cadeva assassinato il 13 aprile 1921, Carlo Cammeo glorificando con il sangue la santità della scuola e la sua fede nell’idea socialista”.
A sintesi di questo tutt’oggi si possono vedere sulla sua tomba i simboli dei principi che ressero la sua esistenza: un libro aperto, che rappresenta l’amore per lo studio e per la sua professione di maestro, e una falce e martello, a testimonianza della sua fede politica.
Forse, unica testimonianza in Italia di questi simboli, incisi su una pietra tombale.
Pochi sanno che negli anni Trenta la Comunità fu obbligata a cancellare tali simboli perché ritenuti sovversivi, ma nel 1945 la famiglia li fece scolpire nuovamente.
Questo atto porta con sé il messaggio profondo di amore per la vita, per lo studio e per la libertà che oggi viene celebrato insieme alla figura di questo nostro illustre concittadino e correligionario.
Questo assassinio, agli occhi del partito fascista che stava nascendo, rappresentava la giusta “punizione” per chi si era espresso contro la violenza delle camicie nere che, in quella primavera, imperversava in Toscana e in tutta Italia.
Quel fascismo che 17 anni dopo metterà al bando tutti gli ebrei italiani attraverso le infami leggi razziste firmate da re Vittorio Emanuele III proprio a Pisa, nella tenuta di San Rossore.
Maurizio Gabbrielli, presidente Comunità ebraica di Pisa
“Un’ora di dolore per il proletariato pisano”
Il 13 aprile 1921 viene assassinato Carlo Cammeo (1897-1921), segretario provinciale del Partito Socialista e maestro elementare di soli 24 anni, colpevole di aver scritto articoli antifascisti. Quella mattina Mary Rosselli-Nissim e Giulia Lupetti si recano alla scuola dove sta insegnando Cammeo e, con una scusa, lo invitano a uscire dalla classe: nel cortile viene raggiunto da due colpi di pistola, sparati dal fascista Elio Meucci, studente di farmacia. Le due donne non sono figure “anonime”: la Lupetti (per i suoi meriti sarà nominata segretaria del fascio femminile) è figlia del comandante del presidio militare; Mary Rosselli-Nissim è una signora in là con gli anni, erede di una famiglia di sentimenti patriottici, il padre Pellegrino Rossi, di sentimenti mazziniani, e la madre, Janet Nathan, avevano ospitato nella propria casa Giuseppe Mazzini negli ultimi anni della sua vita. I fascisti responsabili della morte di Cammeo, grazie alla complicità delle autorità e all’interessamento del sottosegretario alla giustizia Arnaldo Dello Sbarba, saranno prosciolti dall’accusa di omicidio. In quel periodo, la guerra civile scatenata dai fascisti fu risposta politica e militare alle lotte del “Biennio rosso” (1919-1920). La Toscana nei primi mesi del 1921 fu attraversata da uno scontro violentissimo tra le squadre di fascisti, organizzate dalla direzione fiorentina del movimento, e le forze della sinistra, anarchici, comunisti, socialisti e sindacalisti.