L’odio senza tempo
Dialogo su antisemitismo e antisionismo in crescita in Italia e in Europa
Giovedì 16 gennaio 2020 Sinistra per Israele ha incontrato a Milano i circoli PD 15 Martiri e Marcona 101 per un dialogo su antisemitismo e antisionismo, di nuovo in crescita in Italia ed in Europa.
I partecipanti sono stati accolti con un buffet di assaggi a “tema” con falafel, hummus, melanzane ed altre specialità.
Dopo una breve presentazione dei circoli da parte di Massimo Griffini e Margherita Scalfi e l’introduzione di Edmondo de’Donato sul tema della serata, Lia Quartapelle ha parlato, in collegamento da Roma, della recente indagine di Euromedia Research, pubblicata dalla Stampa, che riporta dati allarmanti sul fenomeno del crescente odio verso gli ebrei, con addirittura il 6,1 % degli interpellati che si dichiara apertamente antisemita.
Le motivazioni dell’inimicizia nei confronti dei cittadini di origine ebraica indicano come “colpe” per il 14% la responsabilità di un “genocidio” palestinese da parte di Israele, per l’11,6% che gli ebrei dispongano di un preponderante potere economico-finanziario internazionale, per il 10,7% che si prendano cura solo della propria comunità religiosa e non della società in cui vivono, per 8,4% che si sentano superiori agli altri, per il 5,8% che abbiano responsabilità dirette nei conflitti nel mondo.
Nega la Shoah l’1,3% degli intervistati. Molto più diffuso è l’antisemitismo “inconsapevole”.
Lia ha poi ricordato la Conferenza Internazionale Interparlamentare per la lotta contro l’antisemitismo, che già nel 2016 aveva rilevato un peggioramento del fenomeno in Europa, anche a causa di Internet. Lia ha citato l’intervento della professoressa Monika Schwarz Friesl, che aveva rilevato come il fenomeno dell’antisemitismo sia presente in tutti i livelli della società, come risulta dagli oltre 200.00 messaggi ostili analizzati.
Lia ha ricordato che è stato chiesto al governo ad applicare la definizione di antisemitismo introdotta dall’IHRA (International Holocaust Rimembrance Alliance), che ne allarga il concetto e coglie anche le sfumature più striscianti, tra cui, appunto, l’odio verso Israele:
“L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto.”
Inoltre tali manifestazioni possono anche avere come bersaglio Israele, percepito come una collettività di ebrei. L’antisemitismo accusa frequentemente gli ebrei di cospirare ai danni del resto dell’umanità, ed è spesso utilizzato per incolpare gli ebrei di uno o più problemi politici, sociali ed economici. Trova espressione orale, scritta e impiega stereotipi sinistri e tratti caratteriali negativi». La definizione è stata accolta il governo italiano proprio il giorno successivo l’incontro.
Si è aperto quindi il dibattito partendo dalla necessità di fare chiarezza in una situazione di ignoranza, intesa come mancanza di consapevolezza, che annulla la memoria del passato e non aiuta a costruire il futuro. Come scrisse Primo Levi “chi non impara dal passato è condannato a riviverlo”. Dato il paradosso attuale di una Destra che difende Israele, il primo punto è stato chiarire che, pur se il termine “antisemitismo” potrebbe essere riferito anche agli arabi, esso è riferito generalmente solo agli ebrei come d’altra parte intese fare Wilhelm Marr, che lo coniò nel 1879.
Gli interventi in particolare di Luciano Belli Paci, Bruno Segre, Gabriele Eschenazi Giorgio Albertini e Stefano Jesurum hanno fornito un esauriente quadro storico politico dalla creazione dello Stato di Israele, delle vicende del conflitto israelo-palestinese e delle varie fasi del processo di pace. E’ stata ricordata la matrice socialista del sionismo politico, frutto di uno sforzo di conciliazione tra marxismo ortodosso e nazionalismo ebraico. Interessanti contributi alla discussione sono stati portati dall’ambasciatore Giuseppe Cassini, che ha ricordato i suoi incontri sia con Rabin che con i leader arabi in Giordania, e da Michele Sarfatti, che ha citato una ricerca del 2017 dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec di Milano che constatò che l’11 per cento degli italiani «rispondeva con giudizi negativi a domande sugli ebrei». E’ stata evidenziata la distinzione tra antisionismo, inteso come negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico, e la legittima critica al governo di destra di Israele, che non va assimilata quindi all’antisemitismo.
E’ stato fatta notare il progressivo indebolimento della sinistra in Israele, con il risultato che i principali competitori nella la terza tornata elettorale in un anno sono sostanzialmente un partito di destra, Likud, e uno di centro, Blu e Bianco. Paradossale che uno dei migliori alleati di Israele sia oggi l’Arabia Saudita, in quanto avversaria dell’Iran. In questo quadro spicca l’irrilevanza, ormai da anni, dell’ Unione Europea nel quadro mediorientale.
Le varie domande ed interventi delle altre persone presenti hanno alimentato la discussione, confermando l’interesse per il tema.
Ennio Galante ha chiesto se ci sono rapporti con l’unione delle comunità palestinesi ed il loro presidente Khaled Tamimi, e ha citato il GRMOC e Guido Valabrega, noto per le sue prese di posizione contro Israele all’interno del PCI.
Particolarmente interessante l’intervento di Alberto Pontara, che ha fatto notare come il fatto che il 6% della popolazione italiana si dichiari antisemita in modo aperto ci deve far preoccupare. Ma ancora di più ci deve allarmare il dato, che non conosciamo, di quanti lo sono ma non lo ammettono. Siamo di fronte a diversi tipi di antisemitismo: quello di destra (non solo estrema), quello populista (incarnato perfettamente dai deliri sui “Savi di Sion” di qualche esponente cinque stelle), quello di tipo islamista e infine dobbiamo anche constatare un antisemitismo di sinistra. In Francia il problema è ancora più sentito: molti ebrei francesi hanno scelto di andare in Israele, c’è una paura che si pensava debellata e che invece torna in modo preoccupante. La domanda è: c’è questa consapevolezza a sinistra? La sinistra sta facendo abbastanza per contrastare ogni forma di antisemitismo, anche al suo interno? Ma soprattutto, cosa dobbiamo e possiamo fare di più su questo tema? Da qui si è concordata la necessità di diffondere, all’interno del PD e della Sinistra, una maggiore conoscenza e consapevolezza, per scardinare le pregiudiziali antiisraeliane tuttora presenti nella sinistra italiana, con la proposta di tenere incontri come questo anche in altri circoli PD di Milano.